MODA FEMMINILE - Vivere la storia

Vai ai contenuti

Menu principale:

MODA FEMMINILE

VITA CIVILE

STORIA DELLA MODA E DELLO STILE FEMMINILE DURANTE IL PERIODO DEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE

Le rievocatrici di VLS oltre a ricordare l’argomento bellico, indossando le uniformi di varie nazioni, rappresentano anche la donna civile degli anni ’40. Esse attraverso la ricerca di fonti e foto storiche, riescono ad essere molto attendibili.
Qui di seguito una breve descrizione della moda del periodo.
Prima del secondo conflitto mondiale la moda femminile è varia ed elegante, nasce il taglio del tessuto in sbieco, le linee svasate e nei cappotti si usano spesso colli in volpe. Vi è una gran varietà di calzature, il tacco a rocchetto è il più utilizzato, ma vengono create anche le famose scarpe con la zeppa, apprezzate sia per la linea che per la comodità.


Molte donne portano i capelli lunghi e ricci, grazie all’invenzione della permanente. Si realizzano i primi reggiseni imbottiti e la “lingerie” diviene sempre più raffinata. Gli abiti da sera lasciano la schiena completamente scoperta. È di moda la pelliccia, la più apprezzata è quella di volpe, ma si usano anche quelle di scimmia e di leopardo. Le riviste femminili aumentano considerevolmente ed iniziano ad inserire i cartamodelli in modo che le donne possano confezionare da sé  abiti o tailleur, con la macchina da cucire. I colori più usati sono il beige e il cachi, perché dopo la Prima Guerra Mondiale erano avanzati tessuti militari di queste tinte in gran quantità.

La prima metà degli anni ‘40 è profondamente segnata dalla Seconda Guerra. Sobrietà e praticità sono il connubio perfetto per un mondo più essenziale e povero, attraversato dal dramma. Le donne rammendano abiti e trasformano indumenti logori in cappelli, guanti e calze. Unica eccezione è Parigi occupata, un mondo a parte, le donne parigine non accettano queste privazioni; si vantano di avere il primato dell’eleganza e continuano ad essere le donne meglio vestite al mondo. Senza tener conto delle restrizioni, sviluppano una linea stravagante, che prevede grande spreco di materiale in polsini, bottoni decorativi, maniche voluminose, capi drappeggiati e gonne a portafoglio.

I governi dell’epoca impongono molte limitazioni anche sulla moda. Per confezionare gli abiti femminili si utilizzano gli stessi materiali con cui si producono divise ed equipaggiamenti militari; la lana e il nylon vengono quindi vietati. Dai razionamenti si salva il cappello. Cappelli, sciarpe e guanti sono gli elementi distintivi ed attraverso essi le donne affermano la propria personalità ed il proprio stile.



L’accessorio simbolo di questo periodo storico è il turbante che si può ricavare da vecchi maglioni o vecchie coperte, in un’infinità di colori, fantasie e forme possibili.

Scarpe e cappelli diventano sempre più alti. Le donne incedono impettite, portando in equilibrio sulla testa ampie costruzioni di tutti i materiali immaginabili: carta dei giornali, fiori, velluto, penne d’uccello e persino uccelli imbalsamati. Sono purtroppo gli abiti da sera che scompaiono quasi del tutto, perché con il coprifuoco si riducono al minimo gli eventi mondani e perché le lussuose stoffe sono irreperibili.



La Moda femminile degli anni ‘40 predilige lo stile militaresco, quasi a voler essere solidale con gli uomini impiegati nel conflitto. Spalle larghe e vita molto stretta, fianchi voluminosi e gonne a matita. Tra le ragazze vi sono anche le ribelli che usano indumenti confezionati con un nuovo tessuto chiamato “blue jeans”.


               LE RIEVOCATRICI DI VIVERE LA STORIA

 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu